Recesione del film “Il figlio di Saul” di Alessio e Mattia

RECENSIONE “IL FIGLIO DI SAUL”

Il 27 gennaio è la ricorrenza della Giornata della Memoria dove abbiamo affrontato il tema sull’Olocausto attraverso la visione di due film: “Un Cielo stellato sopra il Ghetto di Roma” e “Il figlio di Saul”.

In questa sezione andremo a recensire uno dei due film  ovvero “Il figlio di Saul” andando ad analizzare i vari aspetti tecnici e narrativi dei lungometraggi.

Il figlio di Saul è un film d’esordio registrato dal regista ungherese Nemes. E’ stato molto acclamato dalla critica, in quanto ha ricevuto diversi premi: un Premio Oscar, un riconoscimento al Festival di Cannes e ai Golden Globes , il David di Donatello e ai London Critics.

Il film è ambientato nel lontano ottobre 1944: Saul, un ebreo ungherese deportato e reclutato come sonderkommando ovvero i deportati costretti ad assistere allo sterminio della propria gente accompagnandoli nel loro ultimo viaggio. Ma il protagonista, insieme ai suoi compagni, non vogliono sottostare a questo “gioco” e quindi   si preparano alla rivolta prima che una nuova lista di sonderkommando venga compilata, condannandoli a morte.  Ma la visione del cadavere di un bambino, comporterà una svolta alla storia, perché in lui Saul identificherà suo figlio, avuto da una relazione extramatrimoniale. Ora, la sua missione  è  dare una degna sepoltura al bambino trovando un rabbino che reciti il Kaddish.

All’interno del film il primo aspetto  percepibile nell’immediatezza è la crudeltà con la quale il regista  mostra tutti gli eventi che avvengono nei campi di concentramento.  Un particolare che ci ha colpito è il nome con il quale i tedeschi chiamano i cadaveri:”Stück”, che tradotto in italiano significa letteralmente pezzi, come se fossero degli oggetti inutili come ferraglia.

Il figlio di Saul può essere considerato una grande opera; rappresenta un vero e proprio pugno allo stomaco in quanto riassume perfettamente, fino al dettaglio, tutte le tragedie e le atrocità che accadono nell’Olocausto, come se l’autore ci volesse portare dentro gli orrori di Auschwitz.

Il film nel complesso ci è piaciuto ad entrambi in quanto ci ha incantato molto la regia dell’autore che è riuscito a cogliere anche il minimo particolare di ciò che accadeva in quei luoghi disumani, come persone che per sopravvivere compivano atti estremi al limite dell’umano.

Molto accurato è anche il finale del film che ricollega, anche se in modo crudo la vera natura dell’uomo, come per esempio l’utilizzo di bambini ebrei che non destano nell’occhio per trovare i vari rifugi dei perseguitati e con seguente sterminio di quest’ultimi da parte delle SS. Sarà la fine che farà proprio il nostro protagonista che susciterà allo spettatore un senso di amarezza.

In conclusione come voto vogliamo dare al film un 8.5/10 condizionato dalla presenza di pochi dialoghi, anche se a parlare principalmente sarà l’ambientazione realizzata da un fantastico casting e regia andando ad illustrare allo spettatore una trama accurata e ben illustrata.

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Alessio Di Giampaolo | Mattia Laurenzi